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Articolo inserito in data 28/09/2011 18:34:51
Spluga della Preta
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SPLUGA DELLA PRETA: via Antika e baratro Dicknose - 24 settembre 2011

Spluga della Preta (Verona)

Ramo Principale fino all'imbocco del pozzo Cabianca (P108)
Via Nuovissima fino all'imbocco del pozzo del Decennale
Via Antika - baratro Dicknose

24/09/2011

Andare in Preta mi crea sempre emozioni particolari. Succede probabilmente per la presenza dello spettacolare P131 iniziale, perché scendendovi nel vuoto osservo in alto il cielo azzurro o stellato e ho l'impressione di lasciare un mondo reale, in fondo rassicurante, per uno parallelo, misterioso, tanto affascinante quanto inquietante, di calarmi verso il centro della terra, forse lungo la via d'accesso all'inferno; potrebbe essere per l'alternarsi di pozzi immensi con meandri angusti e fastidiosi, per le inevitabili e ipnotiche pause all'imbocco o alla base di questi salti infiniti, per il freddo che prima o poi ogni volta mi assale corrodendo le energie residue, insinuando nella mente dubbi sull'effettiva capacità di tornare all'aperto contando solo sulle mie forze.

Sandro, Simona, Damiano, Donato e Lara avevano un obiettivo preciso e non semplice: fotografare il gigantesco baratro Dicknose, nella via Antika. Il primo pensiero oggi, qui a casa al caldo e al sicuro mentre sto scrivendo, è per loro, splendidi compagni in questa piccola avventura: per Sandro, meticoloso, determinato, affidabile e Simona, serafica, acuta, simpaticissima, creati per completarsi a vicenda e che oramai mi pare di conoscere da una vita, per l'impareggiabile, travolgente Damiano, uno di quei personaggi, fondamentali in un gruppo, per i quali è stata coniata la locuzione "è fuori come un balcone!", per gli eroici Donato e Lara, lui che stremato, col pedale della maniglia rotto e un crampo a una gamba, è stato in grado di mantenere una tranquillità invidiabile, di riuscire a non perdersi d'animo e a risalire l'interminabile P131, e lei che alle prime esperienze in grotta è stata capace di misurarsi con passaggi tecnicamente complessi e pozzi sfiancanti, di superarli grazie alla calma e alla capacità di concentrarsi che le donano convinzione e forza. 

Io invece, teoricamente, ero giunto sul corno d'Aquilio per rilassarmi, per fare un giretto in Preta con vecchi amici, per ammirare finalmente l'incredibile voragine, della quale mi avevano parlato in passato con toni entusiastici, che si trova a quasi 200 metri di profondità in un ramo laterale scoperto nel 2003 (è facile che questo celebre abisso visitato ogni anno da centinaia di speleologi non abbia ancora svelato tutti i misteri che nasconde, forse neppure la sua vera anima...). Teoricamente perché, ne sono consapevole, in una qualche "fregatura" incappo sempre: in pozzi o traversi da armare, in un sacco con trapano, batterie, punte, mazzette, scalpelli, moschettoni, da portare sulla schiena e trascinare per budelli, in un sifone dove immergermi fino al torace con un faro in mano per "dare luce" a una foto, in strettoie che scappando dalla Vena del Gesso Romagnola avrei voluto evitare, in maledette zone fangose...

A proposito di vecchi amici: alle 10 ho rivisto, ed è stata una piacevolissima sorpresa, Giorgio (GAM Verona) accucciato alla base del P131... stava aspettando la discesa di alcuni colleghi da accompagnare in sala Cargnel; alle 21, tornando dalla via Antika 11 ore dopo, l'ho incontrato nuovamente nella stessa posizione e nello stesso luogo, solo qualche metro più in là... stava aspettando il suo turno per risalire il grande pozzo... comincio a credere che m'abbia raccontato "balle" e in realtà lui abiti lì sotto, che sia il guardiano... e se fosse invece lo spirito, l'anima stessa della Preta, uno spettro sfuggente che osserva e a volte intrattiene gentilmente chi passa nutrendosi però delle sue emozioni e paure? ... più tardi proverò a contattarlo per verificarne l'umana esistenza...

Descrizione dell'itinerario percorso:

- Nel ramo Principale: pozzo Cesare Battisti (P131, dei quali almeno 110 nel vuoto, ineguagliabile, indescrivibile, bisognerebbe semplicemente chiamarlo "il Pozzo"!), traverso attrezzato per evitare di piombare nel pozzo X, saltino (P5, scivoloso), breve meandro (ignorare la stretta imboccatura del pozzo che porta alla via dell'X), pozzo della Marmitta (P7) e saltino (P6) che ci permette di raggiungere il terrazzo sopra... il nulla!

- Traverso articolato che parte dall'imbocco del pozzo Cabianca (P108, maestoso), molto aereo (e non potrebbe essere altrimenti vista l'altezza alla quale ci si trova!), da affrontare appesi nel vuoto prima, su una esposta cengetta di erosione poi, infine con una breve risalita e passi più tranquilli. Aldilà del pozzo si apre, qualche metro sotto di noi, la finestra d'accesso alla via Nuova, mentre di fronte abbiamo il brutto scivolo da risalire per raggiungere la via Nuovissima.

- Nella via Nuovissima: scivolo (muoversi delicatamente, con massima attenzione, per evitare pericolose scariche di pietre nel P108), botola, saltino (P5, franoso), brevissimo meandro, saltino (P5, franoso) e piccolo ponte naturale sull'orlo del pozzo del Decennale (P50).

- Via Antika: discesa parziale nel pozzo del Decennale e risalita nel lato opposto fino a un minuscolo terrazzo con un'evidente finestrella. Fastidioso, ma semplice cunicolo con curva a destra che si affaccia su un P50 (che rientra nella via Nuovissima); discesa parziale in quest'ultimo e deciso spostamento laterale verso una grande finestra. Saltino di un paio di metri e pseudo-pozzetto, nel senso che dall'alto pare l'ennesima, piccola verticale franosa, ma in realtà calandovisi scompare all'improvviso ogni punto di riferimento tranne la roccia alla quale ci si appoggia... è l'ingresso nell'impressionante baratro Dicknose!
Discesa su parete di roccia spesso friabile, ricoperta da un sottile strato di fango scivoloso, con ampi spostamenti laterali necessari per allontanarsi gradualmente dal grande scivolo sottostante dove rotolano tutte le pietre che inevitabilmente piovono dall'alto. La profondità di questo immenso spazio vuoto rasenta gli 80 metri, la lunghezza in alto potrebbe toccare i 100 metri, alla base i 30, la larghezza i 20.
Si tratta di una faglia grandiosa, di un ambiente talmente vasto da indurre la perdita della cognizione del tempo e dello spazio... alla realtà riporta il freddo quando ci si attarda troppo sul fondo attendendo l'arrivo dei compagni e l'attenuarsi dello stupore.

Un commento sugli armi e due consigli:

- dal traverso sul P108 alla base del baratro sono innumerevoli i passaggi in cui occorrono esperienza e una buona padronanza della tecnica speleologica. Già muoversi su corde precedentemente predisposte, come è successo a noi, non è semplice ne' all'andata ne' al ritorno a causa dei traversi esposti, dei pendoli, degli ampi spostamenti obliqui nella viscida parete del Dicknose, dei frequenti cambi di attrezzi in corda, spesso ad altezze vertiginose, ne consegue che mi è impossibile non provare un'ammirazione incondizionata per la grande capacità tecnica di chi quelle corde le ha sistemate, e di chi prima ancora quei fix li ha piantati...

- visitate il sito interamente dedicato alla spluga della Preta;

- visitate il blog dove Sandro Sedran ha pubblicato alcune delle splendide immagini ottenute con l'ausilio dei componenti dell'S-Team, le prime di un livello qualitativo così alto scattate nel baratro Dicknose.

Alcune foto sono di Lara, dell'S-Team

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